Nel corso del Settecento, la vita cittadina nel Regno di Napoli è scandita da numerose ricorrenze religiose come feste patronali e processioni. Con l’arrivo di Carlo III di Borbone sul trono, a partire dal 1734, si assiste a un processo di affermazione della supremazia regale sulla gestione delle feste, a scapito della sfera ecclesiastica.
Il cambiamento di quest’equilibrio è dimostrato dall’avvio di celebrazioni legate alla sovranità del re, come ben dimostrano i festeggiamenti in occasione di San Carlo – il 4 novembre – il cui cerimoniale ricopriva tutto l’inverno. Le iniziative promosse dalla monarchia consistevano non solo in spettacoli teatrali, ricevimenti e balli, ma anche in fiere e feste di piazza, tra cui spicca il Carnevale.
La ricorrenza, da sempre caratterizzata da una contrapposizione alla disciplina penitenziale del periodo quaresimale, nel Settecento si contraddistingue per la presenza della cuccagna: un’architettura lignea in stile barocco, imbandita con provviste e offerta al popolo sotto lo sguardo dell’aristocrazia e dei regnanti. Il saccheggio di questa sontuosa “macchina” costituiva il culmine dei festeggiamenti legati al Carnevale. Nel corso dei lunghi preparativi, non dovevano mancare episodi di furto, come quello registrato in vista del Carnevale del 1764, quando una cuccagna composta di quattro architetture viene abusivamente saccheggiata il giorno prima.
Sotto Ferdinando I di Borbone festeggiamenti carnevaleschi e altre feste di piazza sono ridimensionati, con la graduale soppressione di rituali come la cuccagna, considerati di difficile controllo. Essi vengono sostituiti da altri destinati a saldare il rapporto tra sovrano e popolo, come i «maritaggi di cuccagna». Si tratta dell’assegnazione di doti a onorate giovani meno abbienti, elargite in occasione del Carnevale o di altre feste dinastiche, tra cui si ricordano quelle organizzate per la nascita degli eredi al trono, sfarzose e anch’esse connotate da originali macchine scenografiche, oltre che da luminarie e fuochi d’artificio.